“Questo non è uno spettacolo teatrale. Forse lo era alla sua nascita, nel 2003. Questa da molti anni è un’orazione civile, che vorrebbe diventare familiare.
Immaginate un insolito narratore, in un piccolo angolo di una piazza, che comincia a raccontare una vita, una vita di un uomo eroico e semplice, dalla nascita alla morte. A partire da incontri casuali con cui il narratore si è imbattuto nella storia di quell’uomo semplice, solo, così stranamente eroico, incontri con oggetti, frasi, cimeli, frammenti di racconti.
La storia di quell’uomo scintilla spessissimo nei dopocena, nelle sere di frescura dopo il caldo, nelle cucine e nei soggiorni, di poche famiglie, mai ad alta voce o per strada.
Quello che vedrete è un pò così: è come se sazio, un commensale si alzasse, si cercasse una bella panchina sotto un lampione e un rampicante, o un cortile con un pochino di gente, e ricominciasse a raccontare ma stavolta a chiunque voglia fermarsi… dall’ospitalità alla civiltà, dalla famiglia alla comunità, forse l’unica vera rivoluzione che manca a certi Sud.
L’orazione narra di come la passione, la semplicità e la vitalità possano portare spesso alla morte, quasi sempre per strada e quasi sempre senza pubblico. Con effetti comici e tristi all’insaputa di chi vive e schiaccianti per chi vede. Ma senza silenzio.
Per questo non è uno spettacolo teatrale, ma un’orazione civile, ospitata provvisoriamente, da un teatro, ma che cerca strade, cortili, soggiorni, persone. E’una storia che vorrebbe diventare familiare, di tutte le famiglie, come ogni bravo ragazzo coraggioso merita.”
Eduardo Ammendola
Lo spettacolo ha vinto la Menzione Speciale al Premio Landieri per il Teatro Civile 2014.