Cara Rosalba, cari amici,
Sono passati 30 anni dall’omicidio di Mimmo Beneventano. 30 anni: quasi quanti quelli della sua giovane vita, breve eppure così ricca, intensa, densa di speranze e d’impegno vissuto per e insieme agli altri. Prima di tutto come cittadino pronto a fare la sua parte nei momenti difficili – l’alluvione di Firenze del ’66, il terremoto nel Belice due anni dopo – non per “eroismo” ma per corresponsabilità. Poi come medico sempre attento alla storia oltre che alla malattia delle persone, all’aspetto umano e non solo scientifico delle cure.
Infine anche nella politica intesa nel senso più alto di servizio al bene comune.
Era innamorato della sua terra, Mimmo, e sapeva che il primo bene pubblico è l’ambiente. Un patrimonio che da consigliere comunale si batteva per valorizzare a vantaggio di tutti, ma troppo spesso vedeva invece saccheggiato dalla camorra e da tutto il sistema di corruzioni, clientele, complicità che le ruotava attorno. Proprio la ferma denuncia delle speculazioni edilizie che minacciavano il Parco del Vesuvio gli è costata la vita. Ma chi l’ha ucciso non aveva fatto i conti con noi, col “noi”. Si era illuso che insieme a Mimmo sarebbe morto il suo impegno, e certo non si aspettava che, ancora 30 anni dopo, ci sarebbe stato chi proprio nel suo nome avrebbe continuato la stessa battaglia per la giustizia, la libertà e la dignità di questa stupenda terra e della sua gente.
È questo “noi” a tenere in vita Mimmo, le sue speranze, la sua passione civile. Un “noi” che oggi è qui ma che ogni giorno, trasversalmente, si spende per un’Italia più giusta e più libera, attraverso tanti strumenti diversi. Il primo è la ricerca di verità, quella verità che a molti famigliari di vittime della criminalità organizzata è ancora negata. Poi l’educazione, che spezza le radici culturali del malaffare, e i diritti – lavoro, case, servizi – che liberano le persone dai condizionamenti mafiosi. E ancora la legalità, quel praticare, cioè tradurre in scelte concrete, gli ideali della giustizia e dell’uguaglianza. La bellezza, quella che Mimmo “frequentava” nella natura e nella poesia. E non ultima la testimonianza, che vive di iniziative come la vostra di oggi. Per questo vorrei essere li, e solo impegni presi in precedenza me lo impediscono. Ma, anche se distante, mi unisco a voi nel ricordo di Mimmo.
Un, abbraccio affettuoso a te Rosalba. A tutti i familiari: Gioire per questo profondo momento di memoria e di impegno.
d. Luigi Ciotti
Torino, 4 novembre 2010